Articolo di Novella Spanò apparso sul settimanale siciliano “Centonove”

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E’ al lavoro l’artista messinese Agata Perricone, alle prese con le ceramiche e i materiali organici con cui compone le sue opere che andranno in mostra a dicembre nella città dello stretto.
Gli ultimi anni spesi nella ricerca sulla materia, l’uso dell’antica tecnica orientale raku per creare oggetti con la sapienza dell’artigiano ed una creatività decisamente artistica.
La tecnica di origine giapponese, si ispira alla filosofia Zen,coniugando tutti gli elementi presenti in natura: terra, fuoco, aria, acqua e da ultimo il metallo, quinto elemento nella cultura orientale.
Il termine “Raku” significa armonia, grazia, felicità e le tazze realizzate con l’antica tecnica venivano usate per la cerimonia del te. I riflessi del colore sono cangianti, legati ale escursioni termiche che avvengono durante il processo di riduzione, agli agenti atmosferici,imprevedibili e casuali, unici come l’animo umano .L’arte di Agata non cerca forme perfette, niente che sia troppo costruito, ricercato ma la morbidezza di linee pacate su oggetti che si accostano alla natura, che nascono dall’impasto di argille,smalti, ossidi a cui il fuoco da forza nello scintillio di sfumature cromatiche che toccano il bianco e nero, spesso graffiati da note argentee, quasi metalliche miscelati con equilibrio su vasi,piatti, lampade, cose di uso comune, uniche nel loro genere, inimitabili, straordinari pezzi di arredo che non soffrono di riproducibilità tecnica che assomigliano solo a chi li crea e a chi li sceglie. L’originalità del lavoro nasce da un’attenta selezione dei materiali, che spesso sono organici, provenienti da processi naturali di disfacimento e trasformazione di piante e alberi.
Agata costruisce lampade che portano le tempeste… arbusti deperiti dal sole, delicati reticoli naturali sradicati dal vento e dalle piogge, a volte trascinati sull’arenile, cercati, raccolti in aridi campi vicino al mare pensati già per un’altra storia, per nuovi sguardi, mondati, sfaldati, montati su basi di fico di ulivo in un moto circolare nel quale queste foglie impalpabili corrono verso l’alto, ognuna a suo modo, ora taglienti e serrate, ora morbide e larghe, ma sempre diverse per grandezza e forma della pianta originaria, nella gradazione naturale del colore che dipende dal tempo che gli arbusti hanno trascorso sotto il sole. Opere di raffinata bellezza che sembrano ancora mosse dal vento, materia che conserva il suo passato biologico, la trama porosa di segni nel tempo.
La natura dispone, Agata crea.

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